GLI ULTIMI DUE ANNI L' impegno profuso nel Cross nel 1964 teso ad assicurare, almeno sulla carta, un grande beneficio a livello di immagine, risultò una disfatta. La scuola Italiana dei motori 4 tempi, ritenuti da tempo i più adatti nel Motocross per la favorevole coppia, venne letterelmente soppiantata dell' entrata in scena delle leggere e scattanti moto straniere a 2 tempi: Greeves, Husqvarna, Montea, Maico, Cz. Anche i piloti italiani ricorsero a queste armi straordinarie, abbandonando nei magazzini le vecchie gloriose Parilla, Aermacchi, Mival, Bianchi ecc. Nessuna Casa Italiana era pronta a contrastare questa così massiccia invasione di campo. Nessuna grande industria potè reagire in tempi brevi, e quelle, che, grazie a questo pur marginale settore potevano tirare avanti, guardavano con occhi smarriti la realtà. Così anche la Moto Parilla. Il suo fondatoe Giovanni Parilla si era sacrificato pur di vederne la continuazione, anche se in mani altrui; ogni più piccola nicchia di mercato era stata esplorata per non perdere le piccole rimanenti possibilità i vendita. Non si erano trascurate la stampa e le grandi esposizioni nazionali e internazionali, si erano seguiti bene i mercati esteri. Tutto inutile, la crisi era di settore, il prodotto motocicletta non interessava più. Questa è una ben triste analisi, per noi che amiamo la moto ma è la sola che rispetti i canoni della concretezza. Giovanni Parilla si sacrifico inutilmente? Forse si, ma può dire di avere avuto il coraggio di soffrire pur di mantenere in piedi la sua azienda. La fabbrica era tutto per lui. Lasciandola perse impiegati, tecnici, operai e amici. Siamo alla fine. Nell' ottobre del 1966 la Sil chiuse i battenti, coinvolta nel crac della finanziaria Safep cui faceva capo, trascinando naturalmenete con sé anche la Moto Parilla. Ma l' appassionato Giovanni Parrilla, sempre attento osservatore del mondo motociclistico, volle fare un tentativo e preparò, alla Fimas, una leggerissima 125c.c. da Motocross e Regolarità, equipaggiata con un nuovo motore 2 tempi a disco rotante con cilindro verticale dotato di convogliatori d' aria per migliorarne il raffreddamento. Il cambio era separato a 5 marce e l' aspirazione al carburatore arrivava attraverso un lungo condotto, collegato a una capiente scatola filtro dove l' aria ristagnava in zona calma (Air Box). Questo progetto si chiamò MP (chiaramente Moto Parilla), fu pronto per l' inizio della successiva stagione, ma restò a livello si solo prototipo. Altri studi motoristici sono destinati ad uscire dalla mente di questo grande appassionato, geniale e testardo. Il suo spirito motociclstico non s'è mai sopito, la sua infatuazione s'è mantenuta sempre disperatamente inalterata. Giovanni Parrilla ci lascia il 17 gennaio 1976. Vivono, intatte, tutte le sue creazioni. |