250cc MonoAlbero Speciale Corsa del 1948

INIZIA LA PRODUZIONE

Si decise dunque di mettere in cantiere una piccola serie di MonoAlbero, non rigidamente ancorata al modello base, ma lasciando alcuni margini sia per quanto riguardava la veste estetica, che le prestazioni. Cominciò l'assemblaggio di una ventina di pezzi prima della primavera del '47. Una moto costruita in forma così artigianale, con la possibilità di personalizzarla era un vero prodotto fuoriserie. Parrilla non dimenticò che le corse rappresentavano un ottimo trampolino commerciale e l'animo sportivo fu premiato al battesimo agonistico. Uno di questi esemplari incise il nome della Casa nell'Albo d'Oro, con una vittoria internazionale, sul circuito di Lugano, grazie al corridore ticinese Ezio Bernasconi. La storia ci dice che le MonoAlbero contribuirono non poco a vivacizzare le competizioni degli ultimi anni Quaranta vincendo in moltissime occasioni. 1 Corsa nel '47, 20 Corse nel '48, 31 Corse nel '49, 54 Corse nel '50.

Nel frattempo in casa Parrilla la famiglia crebbe, il 21 luglio '48 Amorina diede alla luce un'altro maschietto al quale diedero il nome di Achille.

Spaccato del motore 250cc BiAlbero del 1948

NASCE LA 250cc BIALBERO

Giovanni aveva affidato ad uno dei massimi progettisti del tempo, l'ingenier Luigi Salmaggi lo sviluppo di una versione BiAlbero della 250c.c. Si riutilizarono il basamento e la trasmissione del moto verticale sempre ad alberino con coppie coniche del MonoAlbero. Si lavorò alla progettazione del nuovo gruppo termico, dotando la testa di un possente castello orizzontale per la trasmissione del moto ai due alberi a camme attraverso una serie di leggeri ingranaggi, le valvole, di grande diametro erano richiamate da doppie molle a spillo esterne. Il cambio sempre a quattro marce restò lo stesso del MonoAlbero.

250cc BiAlbero del 1948

Il telaio si discostò un poco dal disegno originale, sia nella forma, che nelle misure e nell'inclinazione degli astucci della sospensione posteriore. Per alleggerire l'insieme fu adottato un serbatoio dell'olio in lamiera d'alluminio ondulata, più stretto e lungo, ma soprattutto leggero. Le misure del motore restavano le stesse 66x72, la testa a due alberi permetteva però una fase più spinta, le valvole di maggiore diametro una più ricca alimentazione, il rapporto di compressione fu portato a 8:1. Tutte queste modifiche consentirono al motore di sviluppare quasi 21CV a 8.500 rpm ed una velocità di 170km/h.

Giovanni Parrilla ad un giornalista che lo intervistava e che gli faceva notare come stesse scontentando un gran numero di richieste, diede testualmente questa definizione del suo lavoro: “Non è nello spirito di questa Casa privilegiare la quantità se questa influisce negativamente sulla grande cura che mettiamo in ogni esemplare con lo scopo di raggiungere quella qualità che noi desideriamo e che i nostri clienti pretendono, consapevoli di acquistare un prodotto fortemente esclusivo”